La stampa UV è uno dei processi di stampa più flessibili ed entusiasmanti mai creati perché, durante il processo di stampa, l’inchiostro asciuga istantaneamente e non richiede degassamento o asciugatura. Un oggetto può essere stampato e usato immediatamente per l’applicazione prevista, oppure, il supporto di stampa – ad esempio un cartone per un prototipo di packaging – può essere immediatamente passato al taglio senza alcun rischio di scheggiatura o incrinatura dell’inchiostro.

 

Lampade UV

La stampa digitale UV accelera il processo di produzione stampando e asciugando istantaneamente, tramite lampade UV, inchiostri appositamente formulati su una vasta gamma di materiali.

Le lampade a LED a freddo (come quelle utilizzate nei prodotti Roland UV) sono di lunga durata, senza ozono, sicure (emettono solo luce UV-A) ed economiche, inoltre non hanno bisogno di alcun tempo di riscaldamento per gestire gli inchiostri, risparmiando tempo ed energia. Tali lampade consentono al dispositivo UV di stampare su materiali sensibili al calore tra cui film termoretraibile, legno naturale o pellicole utilizzate per proteggere gli schermi di smartphone o tablet.

Storia

La radiazione ultravioletta fu scoperta nel 1801, quando il fisico tedesco Johann Wilhelm Ritter notò che il cloruro d’argento era fotosensibile, cioè diventava scuro in presenza di “raggi invisibili” (UV) appena sotto la fine dello spettro visibile del violetto. Li chiamò “raggi ossidanti” per sottolineare la reazione chimica e distinguerli dai raggi infrarossi, scoperti l’anno prima nell’altra estremità dello spettro visibile. Tuttavia fino al XIX secolo furono chiamati “raggi chimici”, sebbene vi fossero scienziati, come per esempio John William Draper, che li ritenevano una sorta di radiazione completamente diversa dalla luce. Nel 1878 fu scoperta la proprietà sterilizzante della luce a piccole lunghezze d’onda sui batteri e dal 1960 fu riconosciuto l’effetto degli UV sul DNA.
La scoperta della radiazione ultravioletta sotto i 200 nm, chiamata ultravioletto da vuoto (Vacuum Ultraviolet) perché fortemente assorbita dall’aria, risale al 1893 ad opera del fisico tedesco Victor Schumann.