La litografia (dal greco lìthos, “pietra” e gràphein, “scrivere”) è una tecnica di stampa chimico-fisica delle immagini. Il procedimento è basato sull’utilizzo di una matrice piana: le parti stampanti e non stampanti sono poste sullo stesso piano. Per litografia si intende anche la riproduzione ottenuta con tale procedimento.
Inizialmente chiamata “stampa chimica su pietra”, assunse ben presto la denominazione di “arte litografica” o, più semplicemente, di litografia.

Storia

Il procedimento viene inventato nel 1796 dall’austriaco Alois Senefelder utilizzando una pietra proveniente dalle cave di Solnhofen, Forse la scoperta fu casuale, ma è stata comunque preceduta da diversi studi e prove.
In Italia viene introdotta attorno al 1805, a Roma , dal trentino G. Dall’Armi.
Dapprima veniva usata una macchina antenata della stampa offset, che in campo industriale si diffuse rapidamente e con cambiamenti anche sostanziali come la sostituzione della lastra in pietra con una di zinco, permettendo attorno al 1840 la costruzione delle prime macchine pianocilindriche.
Il XIX secolo vede la diffusione della pubblicità, resa possibile dalla scoperta di tecniche grafiche che permettevano la produzione di immagini in maniera più veloce e a basso costo, come successivamente accadde con la stampa offset.

Il principio della litografia

Il principio è estremamente semplice: un particolare tipo di pietra, opportunamente levigata e quindi disegnata con una matita grassa, ha la peculiarità di trattenere nelle parti non disegnate (dette contrografismi) un sottile velo d’acqua, che il segno grasso (detto grafismo) invece respinge. Passando l’inchiostro sulla pietra così trattata, esso è respinto dalle parti inumidite e trattenuto dalle parti grasse. Al torchio, perciò, il foglio di carta riceve solo l’inchiostro che si deposita sulle parti disegnate e non sulle altre.